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L'inci

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scritto da Viola
11/11/2010
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Con il termine INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) si identifica la lista degli ingredienti che compongono un cosmetico.
Tali ingredienti sono elencati in ordine decrescente secondo la percentuale in cui sono contenuti nel prodotto, ovvero al primo posto ci saranno gli ingredienti contenuti in percentuale maggiore e via via quelli in quantità minore, con la convenzione che gli ingredienti contenuti in percentuali minori dell'1% possono essere disposti in ordine casuale alla fine dell'INCI.


La nomenclatura con cui gli ingredienti sono indicati è standardizzata, in particolare vengono seguite queste
due regole fondamentali:


- gli ingredienti di origine vegetale, che non hanno subito processi chimici, vengono indicati con il loro nome
botanico latino, seguiti dalla parte di essi utilizzata in lingua inglese.

- le sostanze di origine puramente chimica, o che hanno subito processi di lavorazione chimica, vengono
indicate con nomi scientifici inglesi.

L’INCI è dunque il “dizionario” attraverso il quale si identificano gli ingredienti cosmetici e fu istituito nel 1970 dalla Personal Care Products Council, ex CTFA, Cosmetic, Toiletry, and Fragrance Association. Attualmente l’elenco degli ingredienti registrati nell’INCI ammonta a circa 17.000 voci in continuo aumento.


Esistono poi legislazioni ben precise e definite che regolano l’utilizzo degli ingredienti in cosmetica.
In particolare, due sono le fonti principali per la sicurezza dei cosmetici:
- The EU Cosmetics Directive 76/768/EEC
- the Canadian Cosmetic Ingredient Hotlist


Ogni paese o gruppo di paesi ha poi enti specifici che si occupano di monitorare i prodotti in commercio al fine di garantirne l’idoneità e la conformità alle legislazioni.
Negli Stati Uniti l’ente regolatore è la FDA Food and Drug Administration, che dipende direttamente dal Dipartimento della Salute e dei Diritti Umani degli Stati Uniti.
La FDA controlla la messa sul mercato e il monitoraggio post-commercializzazione dei prodotti che sono sotto la sua giurisdizione, tra cui non vi sono solo i cosmetici, ma anche alimenti e farmaci (anche mangini e farmaci veterinari), nonché attrezzature mediche e biotecnologiche, sangue ed emoderivati per trasfusioni.

Detto ciò, come possiamo fare, noi, consumatori, a renderci conto di cosa contengono i prodotti che acquistiamo senza necessariamente avere una laurea in chimica o botanica?


Fortunatamente esistono banche dati che raccolgono gli ingredienti principali utilizzati in cosmetica, fornendo rapide descrizioni degli ingredienti in questione e assegnando loro un grado di “bontà” che può leggermente variare da sito a sito a seconda della politica adottata dai gestori.


La fonte italiana di maggior rilievo è il Biodizionario: in esso gli ingredienti sono classificati tramite una legenda semaforica che assegna ad ogni ingrediente un pallino colorato che ne indica la tollerabilità da parte dell'organismo e dell’ambiente.
Proprio per questo duplice criterio di valutazione è probabile che alcune sostanze vengano classificate come "dannose" in generale, quando invece sono dannose per l'ambiente (perché non biodegradabili per esempio) e inerti sulla pelle.
Il biodizionario è dunque un mezzo intuitivo per determinare se un cosmetico segua o meno la politica ecobio, ma non fornisce indicazioni specifiche sull’effetto prodotto da tali sostanze sulla nostra pelle, mentre affianco al nome dell’ingrediente troverete la funzione generica che esso svolge all’interno della composizione del prodotto.


Un altro database, molto valido a mio parere, ma di livello un po’ più scientifico e meno intuitivo è CosmeticsINFO.org (in lingua inglese) in esso troverete informazioni dettagliate, con link di approfondimento, sui vari ingredienti. A ciascun ingrediente sono dedicate 3 pagine, di cui la prima illustra:


- Che cos’è e come si presenta l’ingrediente puro
- Perché si usa in cosmetica
- Alcune sommarie informazioni chimico-scientifiche


Nella seconda pagina troverete invece informazioni riguardanti la sicurezza dell’ingrediente, con link di riferimento agli studi condotti in merito e alle normative.
La terza pagina è invece dedicata a link di approfondimento ancor più specifici e collegamenti esterni a pagine completamente dedicate a quel particolare ingrediente.

Questo sito contiene inoltre un database video con filmati documentario su vari aspetti della chimica cosmetica, nonché molti altri spunti e approfondimenti.


Il terzo sito che vi voglio nominare (in realtà ce ne sono ancora tantissimi, vi basterà effettuare una rapida ricerca sul web per trovarne) è Skin Deep (in inglese), anche questo database, assegna ad ogni ingrediente un punteggio in base ai rischi noti o sospetti, stimati in base alle ricerche scientifiche effettuate in merito, tramite una scala che va da 0 a 10, in cui 10 corrisponde alla "maggior preoccupazione".
Oltre al punteggio viene mostrata anche una percentuale che si riferisce alla quantità di dati disponibili su quell’ingrediente, ovvero, detto in parole povere, a quanto effettivamente si sa a riguardo di esso. Ad esempio alcuni ingredienti possono sembrare avere rischi bassi, ma questo può essere dovuto al fatto che essi non sono stati ancora studiati e valutati completamente.
Oltre a ciò, troviamo un elenco di possibili “rischi”, come cancerogenicità, mutagenicità, allergenicità e simili, che vengono contrassegnati con un segno di spunta, qualora gli studi sull’ingrediente abbiano dato, rispettivamente, risultati positivi. Il riferimento agli studi in questione è collocato al di sotto della lista.


Una cosa importante a cui bisogna fare attenzione quando si consulta Skin Deep è che gli ingredienti vengono analizzati come puri, e non come facenti parte di un composto.
Inoltre i test sono condotti utilizzando ingenti quantità di sostanza, somministrata spesso per via orale, e per un lungo periodo.
Mentre nei prodotti cosmetici le sostanze sono in concentrazioni minimali e per applicazioni esterne (e la pelle è un’ottima corazza difensiva).
Bisogna tenere presente questo fatto, per non lasciarsi trascinare dall’allarmismo che la consultazione di questo sito potrebbe provocare.


A conclusione di tutto, ecco una rapida lista di accorgimenti che possiamo adottare quotidianamente quando andiamo ad acquistare un composto.

Come già avevo anticipato inizialmente, gli ingredienti nell’INCI, vengono indicati in sequenza decrescente a seconda della percentuale in cui sono contenuti, quindi, quando consultate un’etichetta, la vostra attenzione dovrà andare soprattutto ai primi 4-5 ingredienti.
Se inoltre trovate un gran numero di nomenclature in latino, potete facilmente dedurre che essi sono estratti, burri od oli vegetali.
Alcuni ingredienti, come i coloranti, vengono espressi con sigle e numerazioni. I coloranti, in particolare, sono elencati sempre in fondo all'INCI, con la sigla C.I., che sta per colour index, seguita da un numero identificativo. Fanno eccezione i coloranti per capelli, che devono sempre essere indicati col loro nome chimico inglese.

Per i restanti ingredienti, possiamo classificare alcune famiglie base: per esempio quasi tutti i composti siliconici hanno nomi che terminano in –one.
Non esiste comunque un metodo generale per decifrare un INCI al primo impatto, poiché superata la soglia della traduzione delle nomenclature, c’è bisogno di qualche piccola nozione di chimica di base per comprendere gli effetti di ciò che abbiamo fra le mani.

 

 

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